Musté, Marcello

Rivoluzioni passive

Il mondo tra le due guerre nei Quaderni del carcere di Gramsci
Roma: Viella, 2022, 150 p.
Gramsci raccolse il concetto di rivoluzione passiva, con la mediazione di un libro di Guido De Ruggiero, dall'uso che ne aveva fatto Vincenzo Cuoco. L'espressione arrivò a indicare il carattere delle rivoluzioni borghesi: processi di modernizzazione operati "dall'alto", con una posizione "passiva" dei gruppi subalterni. Sul piano teorico, fu l'occasione per un confronto con gli scritti storici di Marx e con Max Weber. Tutte le categorie principali dei Quaderni del carcere passarono per il filtro di questa intuizione, che divenne il fulcro di un ripensamento del concetto moderno di rivoluzione. Ben presto, la riflessione sulle rivoluzioni passive si estese a una domanda sulla realtà degli anni Trenta del Novecento. Lo sguardo acuto del prigioniero riconobbe nel proprio tempo le ombre inquietanti di una "crisi organica globale", che avvicinava altre e più gravi catastrofi.
Prefazione 1. I «paesi che ammodernarono lo Stato» 2. Benedetto Croce e il «contraccolpo» 3. Guido De Ruggiero come fonte di Gramsci 4. Le rivoluzioni di Vincenzo Cuoco 5. Le due aggiunte al Quaderno 1 6. Rivoluzioni attive e passive 7. La «rivoluzione-restaurazione» di Edgar Quinet 8. Croce e le rivoluzioni passive 9. La «dialettica addomesticata» 10. Da Croce a Labriola 11. La Miseria della filosofia 12. Rivoluzioni passive e traducibilità 13. I due princìpi della volontà collettiva 14. La coscienza e la funzione dello Stato 15. Tre fonti della teoria del cesarismo 16. Il bonapartismo, Stalin e Trockij 17. Il cesarismo come forma politica delle rivoluzioni passive 18. La guerra di posizione 19. Americanismo: una rivoluzione passiva? 20. Riforma e Rinascimento 21. Fascismo e corporativismo Indice dei nomi
Series I libri di Viella, 406;
Lingua ita
Nomi [autore] Musté, Marcello
Soggetti
Rivoluzione Passiva
Quaderni del carcere
Passive revolution
Prison Notebooks
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